Endodonzia

Quando patologie, traumi, processi infiammatori e infettivi coinvolgono anche l’endodonto, ovvero lo spazio all’interno degli elementi dentali dove è contenuta la polpa dentaria (tessuto connettivale ricco di nervi e vasi sanguigni, che si prolunga per tutta la radice attraverso il canale radicolare), entra in campo l’endodonzia.

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Il Trattamento endodontico (detto anche terapia canalare o devitalizzazione) si rende necessario quando una lesione, cariosa o traumatica, determina un danno irreversibile al tessuto pulpare, fino alla necrosi (morte) dello stesso.

Le diagnosi per cui è richiesto un trattamento canalare sono:

  • Pulpite: processo infiammatorio irreversibile della polpa dentale;
  • Periodontite: infiammazione cronica dell’apice radicale, ossia della zona più estrema della radice del dente, e dei tessuti circostanti;
  • Ascessi odontogeni: processi infettivi e infiammatori acuti dovuti alla diffusione di batteri oltre l’apice radicolare e alla risposta infiammatoria e immunitaria dell’ospite.

Il sintomo più frequente è l’aumento di sensibilità del dente agli stimoli termici (caldo/freddo) che a differenza della normale carie portano il paziente ad avere dolore e persistenza della sintomatologia dolorosa per alcuni secondi dopo la rimozione dello stimolo. Nei casi più gravi il dolore è spontaneo e spesso pulsante, più raramente continuo, generalmente è mal localizzato e talvolta difficilmente riferibile correttamente al dente affetto.

Ulteriori sintomi sono dolore nella masticazione o quando si tocca il dente, pigmentazione del dente e gonfiore della gengiva.

In caso di elementi affetti da periodontite o ascesso, la sintomatologia cambia e si osserva la scomparsa dello stimolo al freddo e la comparsa del dolore alla percussione o pressione.

1. Diagnosi

“Chi ben comincia è a metà dell’opera”. La diagnosi in endodonzia è di cruciale importanza per determinare se un elemento potrà essere recuperato o no e viene effettuata tramite l’ausilio di esami radiografici, esami obiettivi e strumentali per determinare la condizione del dente da trattare. La corretta diagnosi di una patologia endodontica ne conseguirà la salute del paziente e il successo a lungo termine della terapia.

2. Rimozione della carie e accesso alla camera pulpare

La prima vera fase operativa è la rimozione del tessuto cariato e l’accesso alla camera pulpare. Durante questa fase il dente viene isolato dalla diga di gomma, strumento imprescindibile nella moderna odontoiatria. La pulizia del tessuto dentario è spesso associata ad una prima fase di ricostruzione dell’elemento dentario e/o ad una fase di medicazione del dente malato.

3. Disinfezione e sagomatura dei canali

Una corretta disinfezione dei canali, insieme alla loro idonea sagomatura, è l’obiettivo primario che ogni odontoiatra deve raggiungere per un successo a lungo termine della terapia endodontica. Per sagomare i canali si utilizzano lime rotanti che vengono inserite all’interno dei canali attraverso la cavità d’accesso precedentemente creata. In questo modo si allargherà il canale aumentandone la “sterilizzabilità” che è effettuata tramite liquidi usati per disinfettare il canale a base di Clorexidina, Acqua ossigenata, Ipoclorito di sodio e Agenti chelanti.

4. Otturazione canale

Terminata la fase di sagomatura e disinfezione, si deve ottenere un sigillo stabile nel tempo per garantire la durata del risultato ottenuto. Per tale scopo, vengono usati dei materiali termoplastici che sotto l’azione del calore e della pressione, sigillano ogni pertugio dell’elemento dentario. Tale otturazione canalare è osservabile attraverso la radiografia grazie al suo contenuto di bario che la rende “radio opaca”.

5. Ricostruzione Post- Endodontica

La cavità d’accesso sigillata deve essere riempita e ricostruita. Il clinico in questa fase valuta diversi parametri, come l’integrità residua del dente, il carico masticatorio che dovrà sopportare e la richiesta estetica del paziente. Prendendo in considerazione questi fattori, la ricostruzione dell’elemento devitalizzato potrà seguire diversi percorsi:

  • Ricostruzione semplice con o senza perno in fibra di vetro
  • Ricostruzione mediante intarsio in composito o disilicato di litio

Ricostruzione mediante corona o capsula dentale

Niente paura, devitalizzare un dente non fa male perché il dentista prima di procedere con l’intervento somministra al paziente un’anestesia locale e dunque tutto il processo di rimozione della polpa dentale con le sue nervature avviene senza alcun dolore.

Il dente devitalizzato però potrebbe fare male dopo, a intervento finito, quando l’anestesia ha terminato il suo effetto. Perché succede?

Si può avvertire una sensazione dolorosa temporanea, facilmente arginabile con degli antidolorifici blandi. Durante la terapia canalare, l’odontoiatra elimina la polpa dentale e tutte le varie terminazioni nervose, quindi un dolore post-intervento associato anche al gonfiore, può essere una reazione alle procedure micro invasive subite o alle sostanze immesse nel canale radicolare a scopo terapeutico e sigillante.

Un dente già devitalizzato può fare male, ad esempio, se il canale radicolare non è stato deterso a regola d’arte, magari per una conformazione particolare che non ha permesso l’utilizzo di determinati strumenti o per le dimensioni eccessivamente ridotte del canale stesso. Un altro motivo per il quale un dente devitalizzato può fare male è un trauma radicolare, evenienza dovuta ad un’incrinatura dell’otturazione all’apice della radice, oppure per via di una eventuale frattura della superficie radicolare del dente.

Nel caso in cui il dolore al dente già devitalizzato, il dentista potrebbe anche decidere di attuare un ritrattamento, ovvero riaprire il dente, pulire nuovamente il canale radicolare agendo soprattutto nei ridottissimi spazi canalari, e sigillarlo nuovamente.

Dopo una terapia endodontica è importante non masticare cibi sul dente trattato fino alla sua completa riabilitazione.
Una volta riabilitato definitivamente il dente è necessario mantenere una buona e corretta igiene orale ed un’alimentazione adeguata per evitare che si infetti nuovamente. Infatti, anche i denti trattati possono essere affetti nuovamente da una carie con la differenza che, essendo devitalizzati, non si percepisce più dolore e se non si fa attenzione ci si accorge dell’infezione solo quando questa è in stato avanzato. Per questo diventa ancora più importante seguire i consigli per ridurre il rischio di carie.

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